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Shamrock en Provence
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L’estate Rover 2015 della Shamrock è stata il culmine di un anno
vissuto puntando all'estremo.
D' altronde 10 giorni di viaggio itinerante tra coste, paludi e
montagne della provenza sono un’ impresa adatta ad un piccolo ma vivace
gruppo di rover, tanto folli quanto ignoranti in francese, che si
apprestavano a vivere la loro ultima avventura tutti insieme.
La città che ci accogle ( o raccoglie) dopo sole OTTO ore di treno è
Marsiglia: qui scopriamo da subito un' atmosfera sorpendentemente
meridionale, più che in Francia ci sentiamo sbarcati in una terra che
pare una fitta mescolanza di culture mediterranee, con il suo caldo
torrido, mitigato dalla brezza proveniente dal porto. Dopo esserci
concessi una notte di comfort, la mattina del secondo giorno partiamo
alla volta di Cassis, collinosa località di mare ricca di splendidi
calanchi. Qui arriviamo per diventare palombari per un giorno, alla
scoperta dei meravigliosi fondali e delle grotte in cui si celano
dipinti rupestri ben conservati.
Invece, conquistati dall'acqua
smeraldina e dagli scogli sulla spiaggia di Cassis, sguizziamo per
l'intero pomeriggio nello splendido mare che sognavamo, e sprezzanti
del pericolo ci tuffiamo dagli scogli, soprattutto quelli più bassi.
La vacanza di mare però deve interrompersi: l' esplorazione ricomincia
dalla famigerata Marsiglia, con la quale approfondiamo la conoscenza.
Le chiese arroccate, i quartieri latini e il vivace porto sono solo
l'inizio: nell' escursione a l' Iìle du Frioul scopriamo un vero
gioiellino roccioso ma verdeggiante che offre calette spettacolari e
dall' aspetto selvatico che nascondono relitti nei loro fondali.
Il
carattere di Marsiglia però viene fuori la sera, quando fare la spesa
per la cena diventa un' esperienza elettrizzante quanto aggirarsi per
La Plain, il quartiere degli artisti, scenario del nostro fuoco
“espansivo” dilatato tra canzoni scout, cavalli di battaglia del gruppo
e serenate alla Marsiglia cosmopolita, marinara e sfacciata che avevamo
intravisto.
La seconda parte del viaggio ha racchiuso due dei più bei significati
con cui uno scout possa intendere la parola strada: all' inizio è una
polverosa strada, quella che percorriamo nella lunga camminata con
zaino in spalla e magliette sbracciate verso il cuore della Camargue,
regione lagunare ricca di saline e vaste spiagge sabbiose.
Un cammino
fisico cominciato tutti insieme, diventato emotivo e addirittura
spirituale durante la bellissima attività di raid goum. La affrontiamo
divisi ma molto più profondamente immersi nella natura, accompagnati
nelle riflessioni su vari aspetti della vita, dal tocco del vento sul
viso e dalla playlist ideale nelle orecchie.
In quel momento, nelle
nostre menti coesistevano la strada concreta da pestare e macinare con
gli scarponi, e la personale strada interiore che ognuno cerca di
trovare.
Non completiamo il nostro cammino soli e sperduti nel buio di una
strada nel mezzo del nulla. Ci ricongiungiamo un poco per volta,
recuperando quella nota di follia ed entusiasmo che fa capire quanto
sia speciale procedere sulla strada insieme e raggiungiamo la spiaggia
dove piantiamo le tende e crolliamo in un sonno profondo e meritato.
Il
giorno dopo ricomincia la spedizione sul sentiero che costeggia il
mare, alla ricerca del leggendario faro, che come impareremo, ha la
prodigiosa capacità di distare sempre 7 chilometri.
Dopo una lunga
giornata di cammino, ormai provati dagli acciacchi, arriviamo nella
graziosa Saintes Maries de la Mer, dove i più audaci di noi cercano
sollievo nelle gelide acque di quella che è forse la zona più fredda
del mediterraneo. La città, che ospita la chiesa di Santa Sara, patrona
di tutti i gitani, è lo spunto perfetto per la nostra attività sulla
cultura gipsy, durante la quale esploriamo diversi aspetti della vita
quotidiana della cultura rom e sinti, i due popoli presenti in Italia,
e cerchiamo di prestare più attenzione ad una realtà che spesso
erroneamente crediamo di conoscere o trascuriamo.
Per la gioia dei nostri piedi, da qui in poi il viaggio sarà quasi
sempre su ruote per la lunghezza delle distanze da percorrere.
La tappa
successiva è l' incantevole città romana di Arles protagonista di
diversi dipinti di Van Gogh, qui la compagnia si lancia in un confronto
con le nevrosi che ognuno è chiamato ad impersonare per qualche ora,
attività che potrebbe o non potrebbe degenerare in spargimenti casuali
di acqua e conversazioni con amici immaginari.
È durante l' attività
serale comunque, che ci assumiamo un impegno reciproco non da poco:
scrivere pregi e difetti per ogni rover, abbastanza accurati e profondi
da far si che l' interessato possa riconoscersi attraverso gli occhi
dei suoi compagni. Si crea così un clima speciale, difficile da
descrivere se non dicendo questo: la compagnia è famiglia, è in grado
di farti sentire capito e apprezzato per quello che sei, non
esattamente qualcosa di scontato.
E menomale aggiungerei, perchè la
sintonia raggiunta quella sera ci servirà per affrontare la terza e
ultima parte del viaggio: il tour in parte a piedi e in parte con mezzi
pubblici nella regione montuosa delle Alpes e dei meravigliosi laghi du
Verdon.
Come in ogni campo di strada, le
difficoltà non mancano: passare le giornate a spostarsi può essere
stancante, pasti a base di scatolame consumati sui marciapiedi possono
mettere alla prova anche gli stomaci dei più spartani viaggiatori.
Ciò
che ridà vigore al nostro passo e coraggio al nostro cuore è la voglia
di raggiungere i laghi, una delle mete più attese dell' ER.
Prossima
tappa: Castellane, paese arroccato tra cime dolci, che decidiamo di
visitare il giorno seguente, in quanto risulta impreparato ad ospitare
in modo canonico un gruppo di dieci scout e il loro arsenale di zaini,
pentole, tende, chitarre, palloni e qualche tonnellata di cibo a lunga
conservazione.
Decidiamo così di bivaccare in un prato fuori dal paese,
dove durante la notte subiamo l' intromissione della fauna locale,
attirata dal profumo dei nostri tortellini in scatola. Ed ecco che
giunta la penultima giornata del nostro campo, ci troviamo con un'
ultima manciata di chilometri da bruciare, ce la prendiamo con calma,
chiacchieriamo spesso, ci fermiamo spesso, al mercato alimentare e per
l'ultimo bagno nel lago, questo in particolare ci ringalluzzisce e ci
rende scattanti nell' ultimo pomeriggio di cammino in una delle valle
più belle in cui potessimo capitare, circondati da laghi di un azzurro
impressionante, buchiamo le montagne e procediamo lungo la strada
panoramica, scambiandoci impressioni, rimescolandoci come se non
volessimo perderci una parola di nessuno.
È alla fine di questa lunga
giornata che ci aspetta la rilettura della carta di compagnia che da
quel momento diventa più che mai simbolo di un patto e una nostra
responsabilità. Il campo è ormai arrivato alla fine, ma c'è un momento
che arriva l' ultima sera in cui cerchiamo di dar voce a quanto
successo in quei dieci giorni, e raccontarci, lo ammetto, con un
pizzico di malinconia, la compiuta impresa della famiglia della
Shamrock.
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